Area 3871


Descrizione:

La Carta dell'Agro segnala la presenza dei resti di una villa romana. Al momento della ricognizione è stata individuata una vasta area di frammenti fittili e di materiale archeologico mosso dai lavori di aratura del terreno, tra cui basoli,
spezzoni di marmo, elementi architettonici e materiale edilizio (tegole, coppi, malta e tufo). Si sono riconosciuti frammenti di ceramica a vernice nera, anfore Dressel 2/4, frammenti di dolia. La ceramica e il materiale individuato suggeriscono una datazione del sito tra la tarda repubblica e la prima età imperiale. Quest'area, in prossimità del fosso di Gregna, è stata oggetto di un'intervento di emergenza da parte della S.A.R. nell'ottobre del 1983, durante i lavori per il completamento del collettore del fosso di Gregna. L'intervento ha messo in evidenza una serie di strutture pertinenti alla parte termale di una villa suburbana: una serie di vani contigui e parzialmente comunicanti con muri in opera listata e laterizia, di cui uno, principale, a pianta rettangolare in opera listata e rivestito di cocciopesto. Gli altri vani sono muniti di tubuli di riscaldamento. L'indagine parziale, ha permesso di individuare solo le strutture in prossimità del fosso di Gregna (collettore), rinviando a successivi interventi l'indagine estensiva della villa. Al termine delle indagini
l'area è stata reinterrata.
Visibili

Dimensioni:

Localizzazione

I resti archeologici:

Tipologia:   Non identificato
Funzione:   Abitativa  Produttiva  Non identificata
Visibilità:   Visibile
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Area 3851


Descrizione:

Si tratta di una grande proprietà privata caratterizzata da un complesso di casali in gran parte abitati e in ottimo stato di conservazione. Dei sei corpi di fabbrica tre risultano restaurati di recente e sono in affitto a privati, due non sono restaurati di recente ma abitati e di proprietà dei contadini che vi lavorano, ed infine uno è utilizzato come magazzino per la rimessa delle macchine agricole. In tutto il terreno circostante i casali sono visibili numerosi frammenti di elementi architettonici di epoca romana: capitelli, cornici marmoree e colonne in marmo, blocchi di tufo e peperino, capitelli in tufo. Nel limite meridionale dell'area occupata dai casali si trova, all'interno di un giardino, un piccolo pergolato coperto da edera e glicini in cui sono visibili colonne in marmo e grandi blocchi squadrati (100 x 70 cm ca) di peperino. Pochi metri a N di questa struttura è visibile un viottolo che la collega all'ultimo casale a S dell'area. Questo breve tratto di 5 m ca è costituito da basoli di una strada romana, sicuramente riutilizzati dopo essere stati trovati durante i lavori di aratura dei terreni circostanti. Immediatamente a N dell'area occupata dai casali è visibile un ampio tratto di frammenti fittili affioranti dal terreno, costituito da materiale edilizio e ceramica di età romana. Il casale La Barcaccia, l'area di frammenti fittili ed il materiale archeologico erratico ad esso pertinenti, sono già stato oggetto di ricognizione da parte di Quilici e De Rossi.
Quilici descrive un'ampia area di frammenti fittili che si estende a NO del casale La Barcaccia per 130 m ca, costituito da una "grande quantità di tegole, mattoni, calcinacci, spezzoni di marmo bianco, di tufo rosso e di peperino [...] Molta la ceramica d'uso comune, in pasta arancione, o beige, o rosa, molto chiara, dura e compatta [...] Al limite del campo, presso il casale, portati fuori dall'aratro, ho visto una gran quantità di blocchi di tufo; [...] ammucchiati su questo lato del campo, inoltre, una gran quantità di basoli di selce ed un blocco parallelepipedo di travertino di 100 x 35 x 30 cm" (Quilici 1974, p.842). Oltre a questi reperti Quilici descrive anche due capitelli ed una cornice angolare in marmo. De Rossi colloca invece l'area di frammenti fittili in un punto più spostato rispetto a quello di Quilici e della Carta dell'Agro, esattamente 150 m ca ad E dell'area del casale La Barcaccia. Si tratta di resti di materiale architettonico di età romana, costituito da mattoni, tegole, frammenti di strutture cementizie, blocchi di peperino, frammenti di dolia e di lastre in marmo e molti basoli divelti e accatastati accanto ad una siepe.
Visibili

Dimensioni:

Localizzazione

I resti archeologici:

Tipologia:   Non identificato
Funzione:   Non identificata  Abitativa  Produttiva
Visibilità:   Visibile
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Area 3844


Descrizione:

Si tratta del porto di Traiano che, progettato come completamento e ampliamento del precedente bacino portuale di Claudio, fu inaugurato nel 112 d.C.. Il nucleo centrale era rappresentato dal bacino esagonale interno, scavato interamente nella terraferma a breve distanza dal fiume e collegato da una darsena al bacino di Claudio. Attorno ad esso si costruì una griglia di cassoni in opera reticolata (da colmare a mano a mano con la terra che si estraeva per la sua costruzione), per preparare il terreno ad accogliere i grandi magazzini a più piani che dovevano essere utilizzati per lo smistamento delle merci. Di questi sono attualmente visibili solo alcune parti in opera mista, forse traianei, lungo il lato NO. Meglio conservati sono, invece, quelli disposti sul lato SO, detti "di Settimio Severo", con cortine di mattoni rossi.
Tra le varie strutture rimaste, spiccano i resti relativi al c.d. "Palazzo Imperiale", di cui è visibile la rete sotterranea dei servizi. E' probabile che si tratti di un quartiere di rappresentanza per viaggiatori di alto rango o per ambascerie.
Il porto conobbe rifacimenti ed aggiunte anche in epoche successive. Ad età costantiniana va fatto risalire il primo circuito di mura difensive, che, progressivamente muterà di estensione, a seconda delle esigenze del momento. Dal V secolo in poi le operazioni portuali venivano svolte soltanto su due dei lati del bacino che si erano potuti mantenere in efficienza sino ad allora. In epoca medievale perse completamente il suo carattere portuale e fu parzialmente adibito dalla diocesi all'allevamento dei pesci.
Visibili

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I resti archeologici:

Tipologia:   Non identificato
Funzione:   Produttiva  Viaria
Visibilità:   Visibile
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Area 3842


Descrizione:

Si tratta dei resti del molo destro del porto di Claudio, il bacino portuale costruito tra il 42 e il 46 d.C. a N della foce del Tevere, a causa del progressivo insabbiamento dello scalo fluviale di Ostia. Ampio 80-90 ettari, era protetto da due moli e collegato al Tevere da canali, con magazzini e cantieri intorno ai quali iniziò a svilupparsi la città di Portus.
Sulle strutture interrate del porto di Claudio insistono attualmente le attrezzature aeroportuali di Fiumicino, per la cui costruzione sono stati messi in luce i moli del porto. Di questi sono attualmente visibili (sul retro del Museo delle Navi, a sinistra) i resti delle fondazioni del molo destro, scavati nel 1957.
La struttura, in luce per 500 metri ca, è in conglomerato cementizio e presenta tracce delle cassaforme lignee impiegate per la costruzione del molo, evidenti nelle gettate di calcestruzzo.
Visibili

Dimensioni:

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I resti archeologici:

Tipologia:   Non identificato
Funzione:   Produttiva  Viaria
Visibilità:   Visibile
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Area 3838


Descrizione:

Si tratta, probabilmente, del c.d. "tempio di Portunus", edificio a pianta circolare, di incerta funzione, risalente al III secolo d.C., di cui restano attualmente due nicchioni del piano superiore in opera laterizia, mentre una parte del piano inferiore affiora dal terrreno.
Visibili ma non accessibili

Dimensioni:

Localizzazione

I resti archeologici:

Tipologia:   Non identificato
Funzione:   Culturale  Abitativa  Produttiva
Visibilità:   Visibile
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Un progetto a cura di
Università di Roma Tor Vergata
Carma
Cester Impresa
In collaborazione con
Mibac
Comune di Roma