Area 1750a


Descrizione:

Si tratta di due aperture squadrate ricavate all'interno del banco di tufo (1 x 0.60 m ca) a 3 m ca dal piano stradale. La terza apertura segnalata dalla Carta dell'Agro non è visibile a causa dei rovi che ricoprono la parete di tufo (area 1750b). L'apertura della tomba più vicina a via Brandellero si può scorgere dal parco situato fra via C.Colombo e via Brandellero.
Visibili

Dimensioni:

Localizzazione

I resti archeologici:

Tipologia:   Non identificato
Funzione:   Funeraria  Non identificata
Visibilità:   Visibile
Riferimenti:


Fotografie:

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Area 1587a


Descrizione:

L’antico tracciato stradale, la tagliata stradale, le sepolture e i sepolcri segnalati dalla Carta dell’Agro in quest'area non sono più visibili. L’area in questione è stata oggetto di sondaggi archeologici ed è interessata da uno spargimento di frammenti fittili (ceramica, laterizi, scaglie di tufo e selce) da riconnettere probabilmente allo sconvolgimento delle antiche sepolture.
Visibili

Dimensioni:

Localizzazione

I resti archeologici:

Tipologia:   Non identificato
Funzione:   Non identificata
Visibilità:   Visibile
Riferimenti:


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Area 156t


Descrizione:

L'imperatore Aureliano nel 271 avviò la costruzione delle mura che, al momento della sua morte dovevano essere quasi completate anche se furono condotte a termine da Probo.
Il percorso complessivo della fortificazione è di poco inferiore ai 19 Km: esso segue una linea strategica che include le colline, ed evita di lasciare all'esterno costruzioni di grandi dimensioni. Il muro, di mattoni (alto circa 6 metri e spesso 3.50) era dotato ogni cento piedi (m 29.60) di una torre a pianta quadrata, con camera superiore per le baliste. Le porte più importanti erano costituite da due ingressi gemelli, coperti ad arco, con paramento in travertino, e inquadrati da due torri semicircolari. In altri casi, l'arco doppio era sostituito da un arco semplice, mentre le porte più modeste, prive di apposite torri, si aprivano al centro di un tratto di mura compreso tra due torri quadrate. Il primo restauro è opera di Massenzio e si può agevolmente distinguere per la tecnica muraria, per lo più in opera listata (costituita da ricorsi orizzontali di mattoni e di blocchetti di tufo).
I lavori più importanti e massicci furono però quelli compiuti all'epoca di Onorio e Arcadio, negli anni 401/402, per far fronte agli attacchi dei Goti. Si trattò di raddoppiare l'altezza del muro. Il precedente cammino di ronda venne sostituito da una galleria coperta, nella quale si aprono numerose feritoie. Al di sopra di essa è un nuovo cammino di ronda, munito di merli. Tra le varianti principali al percorso va citata l'inclusione del Mausoleo di Adriano nella fortificazione, come castello avanzato sulla riva destra del Tevere. Gli ingressi gemelli di alcune porte furono allora ridotti ad uno solo e le torri rialzate e rinforzate. Altri restauri si ebbero nel corso del VI secolo d.C., nel periodo delle guerre gotiche, principalmente ad opera di Belisario.
All'incrocio tra via Casilina e viale Castrense le mura Aureliane si distaccano dal percorso dell'acquedotto Claudio descrivendo un angolo acuto e dirigendosi verso SO. Questo tratto delle mura inglobò il palazzo imperiale Sessoriano ed il cosiddetto anfiteatro castrense. Una metà dell'ellisse dell'anfiteatro sporge al di fuori delle mura: "le arcate, inquadrate da semicolonne, furono chiuse, e la parte superiore fu sopraelevata". (Coarelli 1997, p.30)
Visibili

Dimensioni:

Localizzazione

I resti archeologici:

Tipologia:   Non identificato
Funzione:   Ludica  Difensiva
Visibilità:   Visibile
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Area 156s


Descrizione:

L'imperatore Aureliano nel 271 avviò la costruzione delle mura che, al momento della sua morte dovevano essere quasi completate anche se furono condotte a termine da Probo. Il percorso complessivo della fortificazione è di poco inferiore ai 19 Km: esso segue una linea strategica che include le colline, ed evita di lasciare all'esterno costruzioni di grandi dimensioni. Il muro, di mattoni (alto circa 6 metri e spesso 3.50) era dotato ogni cento piedi (m 29.60) di una torre a pianta quadrata, con camera superiore per le baliste. Le porte più importanti erano costituite da due ingressi gemelli, coperti ad arco, con paramento in travertino, e inquadrati da due torri semicircolari. In altri casi, l'arco doppio era sostituito da un arco semplice, mentre le porte più modeste, prive di apposite torri, si aprivano al centro di un tratto di mura compreso tra due torri quadrate. Il primo restauro è opera di Massenzio e si può agevolmente distinguere per la tecnica muraria, per lo più in opera listata (costituita da ricorsi orizzontali di mattoni e di blocchetti di tufo).
I lavori più importanti e massicci furono però quelli compiuti all'epoca di Onorio e Arcadio, negli anni 401/402, per far fronte agli attacchi dei Goti. Si trattò di raddoppiare l'altezza del muro. Il precedente cammino di ronda venne sostituito da una galleria coperta, nella quale si aprono numerose feritoie. Al di sopra di essa è un nuovo cammino di ronda, munito di merli. Tra le varianti principali al percorso va citata l'inclusione del Mausoleo di Adriano nella fortificazione, come castello avanzato sulla riva destra del Tevere. Gli ingressi gemelli di alcune porte furono allora ridotti ad uno solo e le torri rialzate e rinforzate. Altri restauri si ebbero nel corso del VI secolo d.C., nel periodo delle guerre gotiche, principalmente ad opera di Belisario.
Si tratta di porta Maggiore e tratto di mura Aureliane adiacente. Porta Maggiore (compresa in questo tratto di mura) antica Porta Prenestina, in origine costituiva due archi dell'acquedotto Claudio che scavalcavano la vie Labicana e Prenestina. Successivamente fu compresa nelle mura Aureliane e rinforzata sotto Onorio con un bastione avanzato, demolito nel corso del XIX secolo.
Porta Maggiore è un arco a due fornici, con i piloni forati da finestre, inquadrate da edicole con timpano e semicolonne corinzie. Sull'attico, all'interno del quale passavano gli spechi dell'Aqua Claudia e dell'Anio Novus (ancora visibili ai lati dell'attico), sono le tre iscrizioni successive di Claudio, Vespasiano e Tito. La Porta, interamente in travertino, è realizzata nel tipico bugnato rustico dell'età di Claudio.
"Il settore seguente delle mura cambia improvvisamente direzione, e prosegue per un buon tratto verso E: si tratta in effetti delle arcate dell'acquedotto Claudio trasformato in muro difensivo con la chiusura dei fornici". (Coarelli 1997, p.30).
Visibili

Dimensioni:

Localizzazione

I resti archeologici:

Tipologia:   Non identificato
Funzione:   Idrica  Difensiva
Visibilità:   Visibile
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Area 156r


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Il percorso complessivo della fortificazione è di poco inferiore ai 19 Km: esso segue una linea strategica che include le colline, ed evita di lasciare all'esterno costruzioni di grandi dimensioni. Il muro, di mattoni (alto circa 6 metri e spesso 3.50) era dotato ogni cento piedi (m 29.60) di una torre a pianta quadrata, con camera superiore per le baliste. Le porte più importanti erano costituite da due ingressi gemelli, coperti ad arco, con paramento in travertino, e inquadrati da due torri semicircolari. In altri casi, l'arco doppio era sostituito da un arco semplice, mentre le porte più modeste, prive di apposite torri, si aprivano al centro di un tratto di mura compreso tra due torri quadrate.
Il primo restauro è opera di Massenzio e si può agevolmente distinguere per la tecnica muraria, per lo più in opera listata (costituita da ricorsi orizzontali di mattoni e di blocchetti di tufo). I lavori più importanti e massicci furono però quelli compiuti all'epoca di Onorio e Arcadio, negli anni 401/402, per far fronte agli attacchi dei Goti. Si trattò di raddoppiare l'altezza del muro. Il precedente cammino di ronda venne sostituito da una galleria coperta, nella quale si aprono numerose feritoie. Al di sopra di essa è un nuovo cammino di ronda, munito di merli. Tra le varianti principali al percorso va citata l'inclusione del Mausoleo di Adriano nella fortificazione, come castello avanzato sulla riva destra del Tevere. Gli ingressi gemelli di alcune porte furono allora ridotti ad uno solo e le torri rialzate e rinforzate. Altri restauri si ebbero nel corso del VI secolo d.C., nel periodo delle guerre gotiche, principalmente ad opera di Belisario.
L'area in questione comprende un tratto delle mura Aureliane in cui sono ancora visibili gli spechi sovrapposti dell'Aqua Marcia, Tepula e Iulia. Nel piazzale Labicano sono riconoscibili, inglobate nelle mura, alcune arcate dell'Aqua Marcia in blocchi di tufo rosso, con una cornice in travertino.
La convergenza in questa zona di un numero notevole di acquedotti è dovuta alla sua posizione molto elevata rispetto alla media della città.
Visibili

Dimensioni:

Localizzazione

I resti archeologici:

Tipologia:   Non identificato
Funzione:   Idrica  Difensiva
Visibilità:   Visibile
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Un progetto a cura di
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Carma
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In collaborazione con
Mibac
Comune di Roma