Area 157c


Descrizione:

Si tratta di una porzione delle mura Serviane. La costruzione delle più antiche mura urbane è tradizionalmente attribuita al re di Roma Servio Tullio (metà del VI sec.a.C.); la lunghezza di queste mura era di quasi 11 Km: entro di esse era inclusa una superficie di circa 426 ettari. La cinta muraria in opus quadratum di tufo di Grotta Oscura fu costruita di sicuro dopo l'invasione gallica (390 a.C.) e restaurata dopo la seconda guerra punica (212 a.C.). Ulteriori restauri si ebbero nel corso della guerra civile tra Mario e Silla e infine sotto Augusto che rifece le porte. Le mura Serviane vennero successivamente demolite o inglobate in costruzioni di età imperiale, avendo perso la loro funzione difensiva.
Il tratto delle mura serviane in questione è venuto alla luce alla fine del secolo scorso durante gli scavi e i livellamenti necessari per l'urbanizzazione del quartiere Esquilino, condotti da Rodolfo Lanciani.
Recentemente, lavori della Soprintendenza Comunale (1990), in previsione della risistemazione dell'area a giardino circostante l'edificio dell'ex Acquario Romano, hanno consentito di liberare il tratto dall'interro creatosi negli anni e dalla vegetazione.
Le mura sono interamente in blocchi di tufo di Grotta Oscura e presentano, all'incirca al centro del tratto conservato, una leggera angolatura sottolineata all'interno della cinta da una struttura semicircolare (di costruzione contemporanea a quella delle mura) costituita da un filare di blocchi di tufo giallo disposti in maniera radiale. La funzione di questa struttura non è ancora chiara, essendo stata variamente interpretata nel tempo (torre di fortificazione, rinforzo interno dell'angolo, bastione difensivo); è probabile che sia pertinente ad un ambiente utilizzato come deposito e stazionamento del corpo di guardia in servizio lungo le mura. Attualmente le marche di cava, ancora visibili nel secolo scorso, sono quasi totalmente scomparse e l'ultima fila di blocchi appare ricostruita da un intervento non documentato negli archivi, forse del secondo dopoguerra. L'alzato del muro, visibile solo dal suo lato interno, è costituito da tre filari di blocchi, sopra la risega di fondazione, per un'altezza totale di 1,80 m ca. Nell'emiciclo si conservano invece soltanto due file di blocchi. Il tratto conservato è di 23 m ca con un andamento NS, mentre lo spessore del muraglione è di 3,50 m ca.
Nella seconda campagna di scavo (1992) sono stati indagate le strutture addossate al lato esterno delle mura, costruite in momenti diversi in opera reticolata e laterizia, e il piccolo ambiente absidato in laterizio visibile più ad E e conservato fino all'attacco della volta. Di quest'ultimo è stato rinvenuto l'originario livello pavimentale, con preparazione in cocciopesto ed un mosaico a tessere nere, conservato in piccola parte.
I lavori effettuati alla fine del secolo scorso portarono alla demolizione di molte delle strutture antiche, pertanto quelle rimesse in luce sono solo una parte di un complesso molto più esteso. Tuttavia è stato possibile individuare numerose fasi edilizie, pertinenti ai vari interventi.
Il primo, dopo la colmatura della fossa dell'aggere, attribuita all'opera di Mecenate, è la costruzione di un edificio in opera reticolata addossato al lato esterno delle mura e costituito da una serie di stanze, ciascuna delle quali presenta una nicchia centrale sul muro di fondo. Questa fila d'ambienti si affacciava su un cortile scoperto, nel quale in un secondo momento venne costruito un porticato con colonne di tufo. Non è ben chiara la funzione di questo edificio, anche se sembra probabile trattarsi della sede di un collegio o di una corporazione.
A ridosso del lato esterno delle mura, a fianco al suddetto edificio, ne venne costruito un altro interamente in laterizio, nel quale si distinguono almeno due ambienti, sempre con nicchia in fondo. Questa caratteristica in comune con l'edificio di epoca precedente, ne suggerisce uno stretto rapporto funzionale; in e

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Area 157b


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Si tratta di una porzione delle mura Serviane. La costruzione delle più antiche mura urbane è tradizionalmente attribuita al re di Roma Servio Tullio (metà del VI sec.a.C.); la lunghezza di queste mura era di quasi 11 Km: entro di esse era inclusa una superficie di circa 426 ettari. La cinta muraria in opus quadratum di tufo di Grotta Oscura fu costruita di sicuro dopo l'invasione gallica (390 a.C.) e restaurata dopo la seconda guerra punica (212 a.C.). Ulteriori restauri si ebbero nel corso della guerra civile tra Mario e Silla e infine sotto Augusto che rifece le porte. Le mura Serviane vennero successivamente demolite o inglobate in costruzioni di età imperiale, avendo perso la loro funzione difensiva.
Il lato S del tratto in questione, conservato per 12 filari di blocchi di tufo, presenta nella parte inferiore un tratto di muratura in opera reticolata le cui dimensioni sono di 4.15 x 0.50 m ca, e alto 2.70 m ca.
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Area 157a


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Si tratta di una porzione delle mura Serviane. La costruzione delle più antiche mura urbane è tradizionalmente attribuita al re di Roma Servio Tullio (metà del VI sec.a.C.); la lunghezza di queste mura era di quasi 11 Km: entro di esse era inclusa una superficie di circa 426 ettari. La cinta muraria in opus quadratum di tufo di Grotta Oscura fu costruita di sicuro dopo l'invasione gallica (390 a.C.) e restaurata dopo la seconda guerra punica (212 a.C.). Ulteriori restauri si ebbero nel corso della guerra civile tra Mario e Silla e infine sotto Augusto che rifece le porte. Le mura Serviane vennero successivamente demolite o inglobate in costruzioni di età imperiale, avendo perso la loro funzione difensiva. Il tratto in questione è ancora ben conservato e presenta il paramento in blocchi di tufo (12 assise), mentre il nucleo è in opera cementizia. A livello dell'ottavo filare si apre l'arco di una camera per artiglierie.
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Si tratta di una porzione delle mura Aureliane.Si tratta di una porzione di mura Aureliane.L'imperatore Aureliano nel 271 avviò la costruzione delle mura che, al momento della sua morte dovevano essere quasi completate anche se furono condotte a termine da Probo. Il percorso complessivo della fortificazione è di poco inferiore ai 19 Km: esso segue una linea strategica che include le colline, ed evita di lasciare all'esterno costruzioni di grandi dimensioni. Il muro, di mattoni (alto circa 6 metri e spesso 3.50) era dotato ogni cento piedi (m 29.60) di una torre a pianta quadrata, con camera superiore per le baliste. Le porte più importanti erano costituite da due ingressi gemelli, coperti ad arco, con paramento in travertino, e inquadrati da due torri semicircolari. In altri casi, l'arco doppio era sostituito da un arco semplice, mentre le porte più modeste, prive di apposite torri, si aprivano al centro di un tratto di mura compreso tra due torri quadrate. Il primo restauro è opera di Massenzio e si può agevolmente distinguere per la tecnica muraria, per lo più in opera listata (costituita da ricorsi orizzontali di mattoni e di blocchetti di tufo).
I lavori più importanti e massicci furono però quelli compiuti all'epoca di Onorio e Arcadio, negli anni 401/402, per far fronte agli attacchi dei Goti. Si trattò di raddoppiare l'altezza del muro. Il precedente cammino di ronda venne sostituito da una galleria coperta, nella quale si aprono numerose feritoie. Al di sopra di essa è un nuovo cammino di ronda, munito di merli. Tra le varianti principali al percorso va citata l'inclusione del Mausoleo di Adriano nella fortificazione, come castello avanzato sulla riva destra del Tevere. Gli ingressi gemelli di alcune porte furono allora ridotti ad uno solo e le torri rialzate e rinforzate. Altri restauri si ebbero nel corso del VI secolo d.C., nel periodo delle guerre gotiche, principalmente ad opera di Belisario.
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Si tratta di una porzione delle mura Aureliane.L'imperatore Aureliano nel 271 avviò la costruzione delle mura che, al momento della sua morte dovevano essere quasi completate anche se furono condotte a termine da Probo.
Il percorso complessivo della fortificazione è di poco inferiore ai 19 Km: esso segue una linea strategica che include le colline, ed evita di lasciare all'esterno costruzioni di grandi dimensioni. Il muro, di mattoni (alto circa 6 metri e spesso 3.50) era dotato ogni cento piedi (m 29.60) di una torre a pianta quadrata, con camera superiore per le baliste. Le porte più importanti erano costituite da due ingressi gemelli, coperti ad arco, con paramento in travertino, e inquadrati da due torri semicircolari. In altri casi, l'arco doppio era sostituito da un arco semplice, mentre le porte più modeste, prive di apposite torri, si aprivano al centro di un tratto di mura compreso tra due torri quadrate.
Il primo restauro è opera di Massenzio e si può agevolmente distinguere per la tecnica muraria, per lo più in opera listata (costituita da ricorsi orizzontali di mattoni e di blocchetti di tufo).
I lavori più importanti e massicci furono però quelli compiuti all'epoca di Onorio e Arcadio, negli anni 401/402, per far fronte agli attacchi dei Goti. Si trattò di raddoppiare l'altezza del muro. Il precedente cammino di ronda venne sostituito da una galleria coperta, nella quale si aprono numerose feritoie. Al di sopra di essa è un nuovo cammino di ronda, munito di merli. Tra le varianti principali al percorso va citata l'inclusione del Mausoleo di Adriano nella fortificazione, come castello avanzato sulla riva destra del Tevere. Gli ingressi gemelli di alcune porte furono allora ridotti ad uno solo e le torri rialzate e rinforzate. Altri restauri si ebbero nel corso del VI secolo d.C., nel periodo delle guerre gotiche, principalmente ad opera di Belisario.
Nel tratto in questione, appena superata l'attuale Porta S. Giovanni, ad un livello più basso, è la Porta Asinaria. Le torri semicircolari (oggi ancora esistenti), vennero successivamente aggiunte da Onorio.
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