Area 1677b


Descrizione:

La Carta dell'Agro segnala la predsenza di un casale (area 1677a) e di un'area di frammenti fittili che non è stato possibile verificare.
Non rilevabili/non accessibili

Dimensioni:

Localizzazione

I resti archeologici:

Tipologia:   Non identificato
Funzione:   Non identificata
Visibilità:   Non accessibile
Riferimenti:


Fotografie:

Fotografie attuali

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Area 157c


Descrizione:

Si tratta di una porzione delle mura Serviane. La costruzione delle più antiche mura urbane è tradizionalmente attribuita al re di Roma Servio Tullio (metà del VI sec.a.C.); la lunghezza di queste mura era di quasi 11 Km: entro di esse era inclusa una superficie di circa 426 ettari. La cinta muraria in opus quadratum di tufo di Grotta Oscura fu costruita di sicuro dopo l'invasione gallica (390 a.C.) e restaurata dopo la seconda guerra punica (212 a.C.). Ulteriori restauri si ebbero nel corso della guerra civile tra Mario e Silla e infine sotto Augusto che rifece le porte. Le mura Serviane vennero successivamente demolite o inglobate in costruzioni di età imperiale, avendo perso la loro funzione difensiva.
Il tratto delle mura serviane in questione è venuto alla luce alla fine del secolo scorso durante gli scavi e i livellamenti necessari per l'urbanizzazione del quartiere Esquilino, condotti da Rodolfo Lanciani.
Recentemente, lavori della Soprintendenza Comunale (1990), in previsione della risistemazione dell'area a giardino circostante l'edificio dell'ex Acquario Romano, hanno consentito di liberare il tratto dall'interro creatosi negli anni e dalla vegetazione.
Le mura sono interamente in blocchi di tufo di Grotta Oscura e presentano, all'incirca al centro del tratto conservato, una leggera angolatura sottolineata all'interno della cinta da una struttura semicircolare (di costruzione contemporanea a quella delle mura) costituita da un filare di blocchi di tufo giallo disposti in maniera radiale. La funzione di questa struttura non è ancora chiara, essendo stata variamente interpretata nel tempo (torre di fortificazione, rinforzo interno dell'angolo, bastione difensivo); è probabile che sia pertinente ad un ambiente utilizzato come deposito e stazionamento del corpo di guardia in servizio lungo le mura. Attualmente le marche di cava, ancora visibili nel secolo scorso, sono quasi totalmente scomparse e l'ultima fila di blocchi appare ricostruita da un intervento non documentato negli archivi, forse del secondo dopoguerra. L'alzato del muro, visibile solo dal suo lato interno, è costituito da tre filari di blocchi, sopra la risega di fondazione, per un'altezza totale di 1,80 m ca. Nell'emiciclo si conservano invece soltanto due file di blocchi. Il tratto conservato è di 23 m ca con un andamento NS, mentre lo spessore del muraglione è di 3,50 m ca.
Nella seconda campagna di scavo (1992) sono stati indagate le strutture addossate al lato esterno delle mura, costruite in momenti diversi in opera reticolata e laterizia, e il piccolo ambiente absidato in laterizio visibile più ad E e conservato fino all'attacco della volta. Di quest'ultimo è stato rinvenuto l'originario livello pavimentale, con preparazione in cocciopesto ed un mosaico a tessere nere, conservato in piccola parte.
I lavori effettuati alla fine del secolo scorso portarono alla demolizione di molte delle strutture antiche, pertanto quelle rimesse in luce sono solo una parte di un complesso molto più esteso. Tuttavia è stato possibile individuare numerose fasi edilizie, pertinenti ai vari interventi.
Il primo, dopo la colmatura della fossa dell'aggere, attribuita all'opera di Mecenate, è la costruzione di un edificio in opera reticolata addossato al lato esterno delle mura e costituito da una serie di stanze, ciascuna delle quali presenta una nicchia centrale sul muro di fondo. Questa fila d'ambienti si affacciava su un cortile scoperto, nel quale in un secondo momento venne costruito un porticato con colonne di tufo. Non è ben chiara la funzione di questo edificio, anche se sembra probabile trattarsi della sede di un collegio o di una corporazione.
A ridosso del lato esterno delle mura, a fianco al suddetto edificio, ne venne costruito un altro interamente in laterizio, nel quale si distinguono almeno due ambienti, sempre con nicchia in fondo. Questa caratteristica in comune con l'edificio di epoca precedente, ne suggerisce uno stretto rapporto funzionale; in e

Dimensioni:

Localizzazione

I resti archeologici:

Tipologia:   Non identificato
Funzione:   Difensiva  Non identificata
Visibilità:   Visibile
Riferimenti:


Fotografie:

Fotografie attuali

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Area 156av


Descrizione:

Si tratta di una porzione delle mura Aureliane. L'imperatore Aureliano nel 271 avviò la costruzione delle mura che, al momento della sua morte, dovevano essere quasi completate anche se furono condotte a termine da Probo. Il percorso complessivo della fortificazione è di poco inferiore ai 19 Km: esso segue una linea strategica che include le colline, ed evita di lasciare all'esterno costruzioni di grandi dimensioni. Il muro, di mattoni (alto circa 6 metri e spesso 3.50) era dotato ogni cento piedi (m 29.60) di una torre a pianta quadrata, con camera superiore per le baliste. Le porte più importanti erano costituite da due ingressi gemelli, coperti ad arco, con paramento in travertino, e inquadrati da due torri semicircolari. In altri casi, l'arco doppio era sostituito da un arco semplice, mentre le porte più modeste, prive di apposite torri, si aprivano al centro di un tratto di mura compreso tra due torri quadrate. Il primo restauro è opera di Massenzio e si può agevolmente distinguere per la tecnica muraria, per lo più in opera listata (costituita da ricorsi orizzontali di mattoni e di blocchetti di tufo). I lavori più importanti e massicci furono però quelli compiuti all'epoca di Onorio e Arcadio, negli anni 401/402, per far fronte agli attacchi dei Goti. Si trattò di raddoppiare l'altezza del muro. Il precedente cammino di ronda venne sostituito da una galleria coperta, nella quale si aprono numerose feritoie. Al di sopra di essa è un nuovo cammino di ronda, munito di merli. Tra le varianti principali al percorso va citata l'inclusione del Mausoleo di Adriano nella fortificazione, come castello avanzato sulla riva destra del Tevere. Gli ingressi gemelli di alcune porte furono allora ridotti ad uno solo e le torri rialzate e rinforzate. Altri restauri si ebbero nel corso del VI secolo d.C., nel periodo delle guerre gotiche, principalmente ad opera di Belisario.
Dalla porta Flaminia (porta del Popolo) ha inizio un tratto molto restaurato (la prima parte è interamente moderna) che include il Pincio (collis Hortulorum) e giunge fino all'attuale via del Muro Torto, che segue le mura dall'esterno, e che deve il suo nome al grande muro in opera reticolata, sostegno degli Horti Aciliorum, inserito nelle mura. Esso è ricordato da Procopio (VI sec.), e già allora aveva assunto la posizione inclinata a cui deve il nome. La porta del Popolo, per un millennio e mezzo il principale ingresso settentrionale alla città, mostra oggi un prospetto alterato dai lavori del 1877-79, quando furono demolite le due torri quattrocentesche per aprire i fornici laterali. La porta Flaminia delle mura Aureliane venne eretta in asse con la porta del recinto serviano ai piedi del Campidoglio e nel sec. X prese il nome di S.Valentino dalla basilica e dalle catacombe omonime cui adduceva, per assumere poi l'attuale dalla chiesa di S.Maria del Popolo.
Visibili

Dimensioni:

Localizzazione

I resti archeologici:

Tipologia:   Non identificato
Funzione:   Difensiva  Non identificata
Visibilità:   Visibile
Riferimenti:


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Area 1367e


Descrizione:

L'area presenta una vasta estensione e comprende un casale (G) detto Fattoria di Montesanto e altri edifici ad esso connessi, come un ex-fienile, di pianta quadrangolare, sito a SE all'altezza del civico 41. La facciata, rivolta ad O, è caratterizzata da un grosso portone centrale di legno e da un rivestimento di intonaco giallo. Un altro edificio, più a N, di pianta rettangolare e orientamento N-S, presenta sul lato meridionale un portico formato da arcate scandite da pilastri.
Il casale di forma rettangolare si trova al centro di un'ampia piazzola, delimitata da un muro realizzato in blocchetti di tufo di colore rosso e raggiungibile tramite una traversa che parte dalla via Casilina. La facciata meridionale è caratterizzata da due arconi chiusi da portoni di legno, inquadrati da tre speroni avanzati, costituiti da laterizi, tufi, calcare, travertino e basoli. Delle tre finestre originarie presenti nell'elevato di questa parete, si conserva solo quella centrale: le laterali sono state tamponate. Una scalinata di gradini in sampietrini è addossata sul lato orientale. La parte settentrionale intonacata di giallo, presenta aperture e finestre moderne. lì paramento delle strutture è realizzato, dove è visibile e non intonacato, da blocchetti di tufo di colore rosso allettati in una malta grigiastra. Un'area di materiale archeologico (F) composta da blocchi di travertino, soglie e rocchi di colonna con fusto liscio, è visibile nel cortile che circonda l'abitato.
A NO della fattoria sul declivio occidentale dell'altura già menzionata, si nota un fontanile (H-non documentato dalla Carta dell'Agro) in abbandono, di forma rettangolare e orientato E-O. E' formato da una lunga vasca collegata con altre due di minori dimensioni e di forma perfettamente quadrata. Le pareti interne sono rivestite da intonaco idraulico.
Ad E del casale si vedono numerosi basoli (E), accatastati gli uni sugli altri, divelti dal tracciato antico della via Labicana.
Il complesso moderno sorge sui resti di una villa romana visibili lungo le sezioni di una cava e della linea ferroviaria Grotte Celoni - Laziali, ricordate dal Quilici: "Poco a N è sezionato un ambiente (D) profondo e largo 3,3 m., cavato nel banco di pozzolana con murature proprie, in calcestruzzo di tufo rosso [...]. Lungo il taglio portato dalla linea ferrata [...] sul lato meridionale[...] un canale (C) in muratura di calcestruzzo [...] ,lungo il lato settentrionale[...], più ad O, h, è tagliato un cunicolo (A) a quasi 15 m. sotto il p.d.c., largo 40 cm. e scavato nel banco di pozzolana. Sopra questo cunicolo ed oltre, circa a 2,5. sotto il p.d.c., si vede per circa 10 m una lunga platea di calcestruzzo (B) di grosse scaglie di tufo, alta 40 cm: dal proprietario del terreno è stato riferito che tale resto in passato si distingueva assai chiaramente per una piscina" (Quilici 1974, pp.676-680).
Tutto il complesso moderno è ben conservato, ma ha subito delle ristrutturazioni moderne. La facciata meridionale del casale ha mantenuto il suo aspetto settecentesco a differenza di quella settentrionale completamente modificata.
Visibili

Dimensioni:

Localizzazione

I resti archeologici:

Tipologia:   Non identificato
Funzione:   Non identificata
Visibilità:   Visibile
Riferimenti:


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Area 1367d


Descrizione:

L'area presenta una vasta estensione e comprende un casale (G) detto Fattoria di Montesanto e altri edifici ad esso connessi, come un ex-fienile, di pianta quadrangolare, sito a SE all'altezza del civico 41. La facciata, rivolta ad O, è caratterizzata da un grosso portone centrale di legno e da un rivestimento di intonaco giallo. Un altro edificio, più a N, di pianta rettangolare e orientamento N-S, presenta sul lato meridionale un portico formato da arcate scandite da pilastri.
Il casale di forma rettangolare si trova al centro di un'ampia piazzola, delimitata da un muro realizzato in blocchetti di tufo di colore rosso e raggiungibile tramite una traversa che parte dalla via Casilina. La facciata meridionale è caratterizzata da due arconi chiusi da portoni di legno, inquadrati da tre speroni avanzati, costituiti da laterizi, tufi, calcare, travertino e basoli. Delle tre finestre originarie presenti nell'elevato di questa parete, si conserva solo quella centrale: le laterali sono state tamponate. Una scalinata di gradini in sampietrini è addossata sul lato orientale. La parte settentrionale intonacata di giallo, presenta aperture e finestre moderne. lì paramento delle strutture è realizzato, dove è visibile e non intonacato, da blocchetti di tufo di colore rosso allettati in una malta grigiastra. Un'area di materiale archeologico (F) composta da blocchi di travertino, soglie e rocchi di colonna con fusto liscio, è visibile nel cortile che circonda l'abitato.
A NO della fattoria sul declivio occidentale dell'altura già menzionata, si nota un fontanile (H-non documentato dalla Carta dell'Agro) in abbandono, di forma rettangolare e orientato E-O. E' formato da una lunga vasca collegata con altre due di minori dimensioni e di forma perfettamente quadrata. Le pareti interne sono rivestite da intonaco idraulico.
Ad E del casale si vedono numerosi basoli (E), accatastati gli uni sugli altri, divelti dal tracciato antico della via Labicana.
Il complesso moderno sorge sui resti di una villa romana visibili lungo le sezioni di una cava e della linea ferroviaria Grotte Celoni - Laziali, ricordate dal Quilici: "Poco a N è sezionato un ambiente (D) profondo e largo 3,3 m., cavato nel banco di pozzolana con murature proprie, in calcestruzzo di tufo rosso [...]. Lungo il taglio portato dalla linea ferrata [...] sul lato meridionale[...] un canale (C) in muratura di calcestruzzo [...] ,lungo il lato settentrionale[...], più ad O, h, è tagliato un cunicolo (A) a quasi 15 m. sotto il p.d.c., largo 40 cm. e scavato nel banco di pozzolana. Sopra questo cunicolo ed oltre, circa a 2,5. sotto il p.d.c., si vede per circa 10 m una lunga platea di calcestruzzo (B) di grosse scaglie di tufo, alta 40 cm: dal proprietario del terreno è stato riferito che tale resto in passato si distingueva assai chiaramente per una piscina" (Quilici 1974, pp.676-680).
Tutto il complesso moderno è ben conservato, ma ha subito delle ristrutturazioni moderne. La facciata meridionale del casale ha mantenuto il suo aspetto settecentesco a differenza di quella settentrionale completamente modificata.
Visibili

Dimensioni:

Localizzazione

I resti archeologici:

Tipologia:   Non identificato
Funzione:   Non identificata
Visibilità:   Visibile
Riferimenti:


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