Descrizione:
Si tratta del sepolcro degli Scipioni, "posto tra la via Appia e la via Latina, più vicino alla via Appia, poche centinaia di metri prima della Porta S. Sebastiano" (Touring 1993, p.484). La facciata del sepolcro, rivolta a NO, era costituita da un ordine di semipilastri di tufo con base attica, poggiante su un basamento tagliato nella roccia e ricoperto di affreschi per tutta la sua lunghezza. Dagli scarsi resti ancora esistenti si possono riconoscere tre strati sovrapposti di pitture, dei quali i primi due con una rappresentazione di scena storica, l’ultimo presentava una semplice decorazione ad onde stilizzate, dipinte in rosso. Le pitture, quasi sicuramente, coprono un arco cronologico che va dal II secolo all’inizio del I secolo a.C.. La costruzione del sepolcro, risalente ai primi decenni del III secolo a.C., si deve a Lucio Cornelio Scipione Barbato, console nel 298 e capostipite della famiglia.
Il sepolcro, scavato in un banco naturale di cappellaccio, presenta una pianta di forma all’incirca quadrata, con quattro gallerie che costituiscono i lati, e altre due che si incrociano perpendicolarmente al centro. I sarcofagi sono sistemati lungo le pareti, talvolta incavate per accoglierli, e intorno ai pilastri risultanti dall’intersezione delle gallerie. Dalle ricostruzioni proposte, si può ricavare che essi dovevano essere una trentina, di cui restano i frammenti di sedici (di cui sette conservano la relativa iscrizione). Ne esistono due tipi: quelli monolitici, scavati in un solo blocco di tufo, e quelli formati da lastroni accostati. La più antica deposizione, posta nella parete di fondo della galleria centrale, è quella di L.Cornelio Scipione Barbato. Si tratta di un sarcofago in peperino (l’originale è conservato ai Musei Vaticani) decorato con modanature alla base e ornato alla sommità con un fregio dorico composto con triglifi e metope con rosoni a rilievo. L’iscrizione dipinta sul coperchio fornisce, appunto, il nome ed il patronimico del defunto. Una seconda iscrizione, di una riga e mezzo, fu scalpellata e sostituita da un’altra in versi saturni, che, oltre ai dati onomastici e le cariche rivestite dal defunto, elencava le sue principali gesta. Le successive deposizioni cominciarono ad occupare il lato E del sepolcro, a sinistra della galleria centrale venne posto il sarcofago monolitico di L.Cornelio Scipione, figlio di Barbato e console nel 259 a.C.. Tra le altre deposizioni ricordiamo quella di P.Cornelio Scipione, flamine Diale, quella di L.Cornelio Scipione, questore nel1’anno 67 a.C., quella della moglie di Scipione l’Ispallo, ecc. All’estremità della galleria sinistra è ancora visibile una calcara medioevale dove venivano calcinati i marmi.
Intorno al 150 a.C. il sepolcro, oramai completamente occupato, venne ampliato con una nuova galleria aperta sul lato verso la via Appia. Il nuovo ipogeo, non comunicante con il sepolcro primitivo, aveva un ingresso indipendente, formato da un arco a conci di tufo dell’Aniene. Al suo interno sono stati rinvenuti frammenti di tre sarcofagi, di cui due con iscrizioni, ma si può identificare con sicurezza solo quella relativa a Cn.Cornelio Scipione Ispano.
Visibili
Dimensioni: Dimensioni non rilevate
Localizzazione
I resti archeologici:
La scoperta del sepolcro avvenne per caso per la prima volta nel 1614, quando furono rinvenuti i due sarcofagi di L.Cornelio Scipione (questore nel 167 a.C.) e di L.Scipione figlio di Barbato (console nel 254). Tale scoperta non ebbe seguito e venne ben presto dimenticata fino al 1780 quando i fratelli Sassi, proprietari della vigna sotto la quale era l’ipogeo, scavando una cantina, s’imbatterono nel sepolcro, che fu però esplorato con metodi tutt’altro che scientifici. Nel 1926 la X Ripartizione del Comune, che nel frattempo aveva acquistato il terreno su cui sorgeva il sepolcro, diede luogo ad importanti lavori di restauro del monumento, cercando di asportare le strutture murarie che erano state costruite, dagli scopritori, a sostegno delle volte pericolanti. Furono eseguite le copie delle iscrizioni, cercando di sistemarle in connessione con i sarcofagi dai quali le lastre erano state rimosse. Nel corso dei lavori che portarono al completo recupero del sepolcro, furono scoperti anche un grande colombario ornato da tralicci di fiori, maschere e piccole erme purtroppo non più visibili, un’insula romana di III secolo d.C., le cui fondamenta danneggiarono in parte il sottostante sepolcro degli Scipioni ed infine una piccola catacomba.
Tipologia:
Non identificato
Funzione:
Funeraria
Visibilità:
Visibile
Riferimenti:
Guida d’Italia, Touring Club Italiano, Roma 1993, pp.484-485.
R.Bianchi Bandinelli, Roma. L’arte nel centro del potere, Roma 1996, p.26.
F.Coarelli, Roma, Roma-Bari 1997, pp.352-361.
D.Mancioli, Il sepolcro degli Scipioni, in Forma Urbis, supplemento al n.12 (dicembre 1997), pp.3-24.
Fotografie:
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